Se state leggendo questo post, è probabile che sia stato il roboante titolo ad avervi portato qui. Aldilà quindi degli improbabili sensazionalismi e parlandone in modo assolutamente generale, il tema degli account fake sui social network è in realtà già da tempo molto discusso fra gli addetti ai lavori; farò tuttavia alcune premesse (per alcuni sicuramente scontate) che ritengo doverose per un’adeguata comprensione dell’argomento, soprattutto al fine di evitare eventuali incomprensioni o possibili errori di valutazione su quanto tratteremo qui.
Intanto cosa sono gli account fake e a cosa servono? Ormai da diversi anni, su praticamente tutti i social network, sta crescendo l’ormai noto fenomeno dei fake; si tratta in pratica di profili social finti, principalmente assimilabili ai “bot”, che automatizzano le loro funzioni attraverso dei software di controllo; in altre parole sono degli account social creati ad hoc (ed eventualmente per scopi ben precisi), che dopo un setup iniziale non vengono più utilizzati in modo diretto da esseri umani, ma che piuttosto possono essere gestiti indirettamente per mezzo di automazioni di vario tipo.
Quali sono le tipologie di account fake esistenti? I fake account si possono suddividere essenzialmente in due macro-categorie: gli account social “incompleti” (o anche detti “sporchi“), cioè quelli creati solo per fare da follower e con profili parziali e incompleti, e gli account social “completi” (detti anche “puliti“), ossia quelli con immagini ed info personali che possono eventualmente tweetare e retweetare, inviare messaggi privati, usare hashtag, e attraverso software automatizzati possono anche simulare tutte una serie di azioni preventivamente configurate tramite software appositi.
Quanti sono gli account fake su Twitter? Tempo fa avevo dato qualche numero ufficiale sul social dell’uccellino, ma per sapere qualcosa di specifico sui fake bisogna tornare indietro di qualche anno: Statista pubblicò nel 2013 alcuni dati relativamente ai follower fake di alcune celebrity. Nel 2014 Twitter stimò complessivamente a 23 milioni il numero di profili Twitter considerabili come “bot”. A ribadirlo fu la stessa azienda in una relazione alla Sec, l’autorità che vigila sulla borsa di Wall Street. Sempre a detta di Twitter però, il numero di account palesemente falsi e con intenti malevoli sarebbe di gran lunga più basso, e non dovrebbe superare mediamente il 5% dei 316 milioni di profili attivi dichiarati dagli inventori dei tweet.
Ma determinare il numero esatto (ed in modo indipendente) dei profili fake su Twitter non è affatto cosa semplice. In primis perché non è facile distinguere un profilo fake (cioè un profilo realmente finto) da un utente lurker (cioè un utente “vero” che è registrato sul social ma che non è attivo: in pratica non scrive, non interagisce, e si limita a “leggere” i contenuti altrui). In secondo luogo, sempre stando a quanto dichiarato da Twitter, il 40% degli utenti di Twitter non twitta mai e usa il social dell’uccellino solo per tenersi aggiornato sui rispettivi interessi. Come potete immaginare, questo rende estremamente complesso determinare con precisione se un utente che ci segue è vero o meno, perché il rischio è quello di confondere un utente finto da uno semplicemente inattivo (o poco attivo), soprattutto se la rilevazione avviene attraverso tool automatici.
Come molti sapranno infatti, esistono alcuni tool online che permettono di determinare, sulla base di un campione indicativo, la percentuale possibile di profili fake che seguono un determinato account Twitter; uno di questi tool è TwitterAudit, il quale usa un sistema molto semplice, ma a mio parere efficace: si sceglie l’account Twitter da controllare, e per questo account il tool seleziona un campione di 5.000 mila follower, analizzandoli uno per uno. Per farlo, tiene in considerazione il numero di tweet che ognuno di questi 5.000 profili ha scritto, la data dell’ultimo tweet e il rapporto tra follower (seguaci) e following (seguiti) del medesimo. Ovviamente non è un metodo infallibile, perché se una persona non scrive nulla su Twitter (ad esempio perché lo usa solo come fonte di informazione o perché non ha voglia di interagire), c’è la possibilità che un tool automatico lo conteggi come un profilo fake.
Ad ogni modo TwitterAudit ammette che il suo metodo non è perfetto, ma che è sicuramente utile per determinare se qualcuno ha aumentato i propri follower in modo non propriamente corretto. Per onestà c’è da dire anche che è difficile che 5.000 persone, scelte in modo casuale fra i follower di un account Twitter, possano dire qualcosa di realmente scientifico su diversi milioni di profili che seguono un determinato account (per la regola statistica che vuole che un campione troppo piccolo non possa considerarssi rappresentativo se la popolazione esaminata è troppo ampia ed eterogenea rispetto allo stesso). Tuttavia, se provate il tool sul vostro account Twitter, è estremamente probabile che otterrete dei dati non molto diversi da questi:
In pratica dei miei 5.951 follower, 5.398 sono utenti veri (cioè il 91%) mentre i restanti 553 sarebbero fake (ovvero il 9%). No, è chiaro che non mi sono comprato dei follower sul mercato nero del socialino, piuttosto stando molto su Twitter capita facilmente di essere seguiti da qualche “botnet” (ossia una rete più o meno articolata di account fake); va infatti detto che generalmente i bot usano il tuo account per cercare di sembrare più veri (cioè creano una rete di persone vere che seguono, e da cui magari prendono anche contenuti), questo per sembrare fintamente umani nelle loro interazioni automatiche.
Come noterete anche voi, le cose iniziano a complicarsi, anche perché avere una parte di follower fake non implica direttamente che ci sia del dolo da parte del seguito; in altre parole non è detto che avere tanti profili fake che ci seguono sia automaticamente colpa nostra (cioè sia colpa del seguito che vuole gonfiare la schiera dei suoi follower), ma anzi, è assolutamente possibile che chi è già molto seguito da utenti veri “rischi” di essere seguito da profili fake; insomma occhio a saltare alle conclusioni, perché su questa tematica non sono affatto automatiche. Piuttosto saliamo di un livello, soprattutto in termini di numeri, e prendiamo ad esempio in esame l’account Twitter di Barack Obama, uno fra i più seguiti al mondo:
Come è facile notare, in questo caso su 68.493.806 di follower, 25.411.202 sono reali (cioè il 37%), mentre 43.082.604 risulterebbero finti (cioè il 63%). Possibile? Beh, probabilmente si, ma è difficile dirlo con certezza, perché più il numero di follower cresce (come valore assoluto), più la percentuale di errore (dovuto al piccolo campione di 5000 di cui parlavamo prima) si fa sentire, di conseguenza “falsa” il dato sugli utenti fake. Il grosso ostacolo metodologico è probabilmente qui. Va anche detto che è estremamente probabile che Obama venga seguito da molti utenti inattivi (che si limitano a leggerlo e non interagiscono, e che quindi possono essere confusi con i fake) e magari anche da molte botnet (non necessariamente sue, cioè per gonfiare i dati dei suoi follower, ma magari semplicemente utilizzate dai rivali per attaccarlo, ecc). Insomma, anche qui le motivazioni potrebbero essere molte e diversissime, e bisogna andarci piano con le eventuali sentenze.
Detto ciò, e fatte tutte queste abbondanti considerazioni (che chiaramente mi obbligano a prendere come puramente indicativi i dati estratti da un tool online), ho comunque provato a replicare l’analisi dei fake su alcuni politici italiani (a mio parere rappresentativi dell’attuale scenario politico nazionale), e li ho incrociati con i dati estratti da altri tool di social analysis e social measurement, questo al fine di poter avere alcune metriche di confronto e soprattutto con l’obiettivo di rendere la ricerca più robusta. E personalmente ho trovato i risultati ottenuti molto interessati: intanto emerge subito come quasi la metà dell’utenza social che segue i politici italiani su Twitter risulterebbe fake. Questo vorrebbe dire che, aldilà delle motivazioni e delle responsabilità, l’audience è tendenzialmente “drogata” e non può quindi ritenersi indicativa in termini di consenso.
Di seguito proverò ad entrare nel dettaglio dei 7 politici italiani esaminati (ordinati per numero di follower: Matteo Renzi, Beppe Grillo, Angelino Alfano, Giuseppe Civati, Matteo Salvini e Stefano Fassina), cercando di commentare con voi i dati di risulta:
Matteo Renzi è il politico italiano con il maggior numero di follower su Twitter, precisamente 2.203.265 al momento della rilevazione, seguendo solo 625 persone; il 62% dei suoi follower è reale, mentre il restante 38% è fake. Nell’ultimo mese il tasso di crescita dei suoi follower è stato del 2%, mentre ha leggermente decrementato il numero di persone che segue (circa lo 0,2% in meno). Nella storia del suo account Twitter, il mese in cui ha twittato di più è Novembre 2013 (con 294 tweet), periodo in cui si sono svolte le note elezioni primarie del Partito Democratico che l’hanno visto vincitore.
Analizzando la mappa delle sue conversioni su Twitter nelle ultime settimane (in particolare le menzioni), si nota come la comunicazione di Renzi si concentri quasi esclusivamente intorno agli hashtag “di propaganda” relativi all’azione del suo governo (in particolare #italiariparte e #italiacolsegnopiù).
Beppe Grillo è il politico italiano con il maggior numero di tweet fatti (ad oggi 51.687). Ha 1.987.407 di follower al momento della rilevazione, di cui quasi la metà risultano fake (il 56% dei follower è reale, il restante 44% è fake). fra quelli esaminati è il politico con il maggior numero di utenti fake in valore assoluto. Nell’ultimo mese i suoi follower sono cresciuti del 1,3% mentre gli utenti che segue sono rimasti in media gli stessi (segue 348 persone, quasi esclusivamente facenti parti dell’ecosistema del Movimento 5 Stelle). Il mese in cui Grillo è stato più attivo su Twitter è proprio Gennaio 2016, con oltre 3.070 tweet in un solo mese. Il motivo? I fatti di Quarto che stanno letteralmente travolgendo il M5S su tutti i social.
Anche dall’analisi delle conversazioni su Twitter si evince come la comunicazione di Grillo nelle ultime settimane sia a tutti gli effetti una controffensiva alla retorica renziana, principalmente imperniata sul Ministro Boschi (con l’hashtag #boschidiccilaverità), sull’On. Picerno e con Franco Bechis fra le teste d’ariete del movimento (nonché autore di uno dei post sul blog di Grillo, molto discusso in questi giorni).
Angelino Alfano è il politico italiano seguito dal maggior numero di utenti finti: il 44% dei suoi follower è reale, mentre il 56% è fake. Al momento della rilevazione, i suoi follower sono 387.332, estremamente al di sotto dei leader di PD e M5S, e questo nonostante Alfano sia a capo di una delle forze politiche al governo. Per capirci meglio sulle proporzioni, ci vorrebbero quasi 6 Alfano per fare un Renzi, e circa 5 Alfano per fare un Grillo; su Twitter, s’intende. Nell’ultimo mese sono incrementati del 3.3%, e i suoi following dello 0,2%. Nella storia del suo account, il maggior numero di tweet (precisamente 339) è stato raggiunto nel mese di Febbraio 2013, durante la sua campagna elettorale per le ultime elezioni politiche.
Analizzando l’albero delle mention di Alfano nell’ultimo periodo, si nota anche come la comunicazione dei social del Ministro dell’Interno sia ora quasi esclusivamente istituzionale e legata strettamente a quella del Viminale (vedi a tal proposito l’hashtag #sicurezza, tra l’altro estremamente “affollato” da altri temi).
Giuseppe Civati ha numeri decisamente inferiori rispetto ai precedenti politici analizzati; al momento della rilevazione sono 260.561 gli utenti che lo seguono: il 39% dei suoi follower è fake, mentre il 61% è reale. E’ stato uno dei primi a fuoriuscire dal Partito Democratico creando un proprio movimento a sinistra, Possibile (sulla scia del Podemos spagnolo). Nell’ultimo mese sia i suoi follower che i suoi following si sono incrementati del 1,5%. Nella storia del suo account Twitter, il picco di tweet (precisamente 696 tweet in un mese) è stato raggiunto a Novembre 2012: il 13 di quel mese infatti dichiarò la sua intenzione a candidarsi alla segreteria del Partito Democratico.
L’analisi delle sue mention conferma come nell’ultimo periodo le conversazioni social in cui è stato coinvolto siano legate all’area più a sinistra del PD (vedi gli hashtag #togetherpodemos e #iostoconmax), e principalmente relative al suo movimento Possibile. Appare evidente come Civati paghi un certo isolamento mediatico, relativamente ai canali mainstream puri (pochissime apparizioni televisive).
Matteo Salvini, segretario nazionale della Lega Nord, al momento della rilevazione risulta seguito da 224.691 follower: fra quelli analizzati è il politico con la percentuale più alta di utenti reali, circa il 66%, mentre il restante 34% è fake. E’ particolarmente attivo sui canali social, non solo su Twitter (dove vanta 14,814 tweet). Nell’ultimo mese i suoi follower sono cresciuti del 2,1%, mentre i suoi following sono in media leggermente diminuiti (-0,1%). Nella storia del suo account Twitter, il picco di tweet è stato raggiunto a Settembre 2015 con 842 tweet in un mese, dopo fu ospite di Ballarò a seguito delle contestazioni nelle varie città dove ebbero luogo alcune manifestazioni della Lega.
Analizzando le mention delle sue conversazioni social degli ultimi giorni, si nota come Salvini abbia una presenza assolutamente crossmediale e transmediale: radio (vedi Radio 105), TV privata (con Mattino5), pay TV (con SkyTG24), con una forte componente di social TV (vedi ad esempio l’hashtag #inondala7). Il tipo di comunicazione portata avanti, per quanto apparentemente di pancia sui media mainstream, punta nei fatti a strizzare l’occhio al profilo più giovane e su quei canali che di solito non vengono considerati come propriamente politici.
Giorgia Meloni, leader del movimento Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale, è l’unica donna fra i politici presi in esame, e sicuramente la più destroide. E’ seguita su Twitter da 233.813 utenti, poco al di sotto di Salvini, con il 61% di utenti reali ed il 39% di utenti fake (stesse percentuali di Civati). Nell’ultimo mese i suoi follower sono cresciuti circa del 2,5%, mentre i suoi following sono aumentati di circa l’1,7%. Il suo uso di Twitter nel tempo è stato abbastanza discontinuo, e ha raggiunto il suo picco a Marzo del 2015, in concomitanza con la manifestazione in piazza contro il Governo Renzi.
Analizzando la mappa delle mention degli ultimi giorni, si evince chiaramente come le conversazioni siano “schiacciate” intorno sull’ecosistema della destra sui social, oltre ovviamente ai riscontri di social TV relativi alle varie apparizioni televisive della Meloni stessa (vedi su Rai e La7). Gli hashtag da lei utilizzati sono prettamente di comunicazione politica, e legati strettamente alle attività del suo movimento (vedi #fdian e #renzi, quest’ultimo usato in ottica di contestazione alle attività del governo in carica).
Stefano Fassina è il politico con meno follower fra quelli esaminati (al momento della rilevazione sono 107.572). Il 60% dei suoi follower è reale, mentre il 40% risulta fake. Tuttavia nell’ultimo mese i suoi follower sono cresciuti del 3,5% (è la crescita più significativa fra i politici qui analizzati), mentre i suoi following sono aumentati del 2,5%. Nella storia del suo account, il picco di tweet (precisamente 121) è stato raggiunto a Novembre 2015 con l’annuncio della sua candidatura a Sindaco di Roma, dopo le dimissioni di Marino conseguenti lo scandalo di Mafia Capitale.
Analizzando le mention dell’ultimo periodo, si nota come le conversazioni social di Fassina siano relegate all’area più a sinistra del panorama politico italiano: il media di riferimento è Il Manifesto, e i partiti più citati sono Sinistra Italiana (di cui è leader) e ovviamente il Partito Democratico (da cui proviene). Attualmente gli hashtag di riferimento sono strettamente legati alla sua campagna per le prossime elezioni amministrative alla guida di Roma (vedi #ricostruiamoroma e #roma).
In conclusione, a prescindere dall’eventuale spannometricità dei dati e dall’ampiezza del possibile errore dovuto alla metodologia di rilevazione, appare evidente come comunque la platea social su Twitter desti ormai più di qualche sospetto (in termini di utenza reale), e come questo diventi sempre più evidente all’avvicinarsi di grandi numeri (cosa quindi più facile da vedere con celebrity, ed in questo caso sui politici, che sono sottoposti per natura ad un’esposizione mediatica che genera “seguito”).
C’è inoltre da dire che se i numeri dell’utenza reale su Twitter fossero davvero questi (cioè al netto dei fake evidenziati), l’impatto della comunicazione (in questo caso politica) sulla realtà sarebbe di per se pressoché ininfluente (vista l’esiguità dei numeri), e sarebbe un’altra dimostrazione di come l’attuale “magia di Twitter” si reggerebbe unicamente sulla natura crossmediale e transmediale del mezzo (cioè un meta-luogo dove nascono i messaggi generati da pochi eletti, “gli influencer”, e che poi vengono realmente amplificati sui media mainstream).

Uscendo dalla sfera puramente politica, appare infine evidente come in uno scenario di questo tipo la misurazione di campagne social su Twitter diventa praticamente aleatoria, e come la pianificazione di campagne social sulla base di dati non certi (conseguente alla difficoltà di determinare la reale ripartizione fra utenza reale/utenza inattiva/profili fake) non permetta di raggiungere obiettivi realmente concreti e soprattutto predeterminabili.
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