Moda virtuale e NFT: una nuova frontiera per il mercato digitale


Immaginate di sfoggiare un completo Gucci o Louis Vuitton senza mai indossarlo. Sembra strano, lo so, ma è ciò che avviene quotidianamente nel metaverso. La vita di molti, specialmente dei giovanissimi, è sempre più all’interno dei social e dei videogiochi dove si stanno spostando anche le abitudini della vita reale.

La moda virtuale

Ogni giorno milioni di giovani si incontrano, socializzano e si connettono con i loro amici online e, in tali occasioni, vogliono esprimere la loro personalità anche dal punto di vista estetico scegliendo per il proprio avatar la “skin” (aspetto di un personaggio) o l’accessorio che meglio li rappresenta. Essere ben vestiti è, dunque, un aspetto importante anche durante le sessioni di gioco online.

Percependo questo nuovo trend le grandi case di moda in tutto il mondo hanno deciso di investire nella creazione di vestiti virtuali. Per esempio, nel 2019 Louis Vuitton ha lanciato skin per il videogioco League of Legends, invece, più recentemente, il marchio italiano Dolce & Gabbana ha venduto 6 milioni di dollari di prodotti in collaborazione con il mercato digitale UNXD così come il marchio francese Balmain ha creato 8 look virtuali da inserire sul Marketplace di Binance.

Il nuovo mercato degli NFT

Molti di questi prodotti sono stati messi sul mercato sotto forma di NFT: di cosa si tratta? 

NFT sta per “non fungible token”, ovvero un bene insostituibile, perché possiede caratteristiche uniche, come un’opera d’arte. Nell’era digitale tutto è accessibile e replicabile e il problema della tutela della proprietà intellettuale è diventato centrale per molti creatori di contenuti. 

Nello specifico, gli NFT sono token crittografici unici all’interno di una blockchain (come Ethereum o Binance Smart Chain). Le blockchain sfruttano le caratteristiche di una rete informatica e consentono di gestire e aggiornare, in modo univoco e sicuro, un registro contenente dati e informazioni (per esempio transazioni) in maniera aperta, condivisa e distribuita senza la necessità di un’entità centrale di controllo e verifica. In quanto tali, le blockchain sono sicure, pubbliche e, nella maggior parte dei casi, a prova di manomissione.

Il diritto di proprietà è quindi tracciabile sulle blockchain, consentendo così ad un particolare NFT, ad esempio, di essere in mano ad un singolo individuo.

Da questa caratteristica di proprietà singola consegue che può esistere solo una versione originale della risorsa digitale. Immagini, video o audio possono essere copiati e replicati numerose volte su Internet, ma la proprietà della versione originale è visibile e verificabile sulla blockchain.

Più recentemente, è diventato anche possibile possedere una frazione di un NFT, consentendo ai micro-investitori di partecipare e possedere parte di una costosa risorsa digitale. Proprio come per oro, valute, criptovalute, il valore non è inerente alle NFT. Nei sistemi finanziari, il valore è una convinzione condivisa: in altre parole, qualcosa ha valore se le persone credono che lo abbia e sono disposte a comprare/vendere o scambiare quell’oggetto, anche virtuale.

Prendiamo ad esempio una skin o un’arma di un videogioco di cui esiste una sola versione e che può essere considerata di fatto un NFT (se la sua proprietà è presente sul registro pubblico): se più player nel gioco la considerano preziosa, potrebbero fare un’offerta e acquistarla a un prezzo elevato. A questo punto, la blockchain su cui viene emesso l’oggetto digitale registra una nuova transazione comprovante il passaggio di proprietà. Il nuovo proprietario può quindi utilizzare l’oggetto nel gioco o potenzialmente rivenderlo per un prezzo ancora più alto.

L’iniziativa di TikTok

Questo non avviene solo all’interno del mondo gaming: gli NFT hanno infatti recentemente catturato l’attenzione di TikTok che ha deciso di diventarne creatore sfruttando i suoi video più popolari. Chiunque abbia una fanbase abbastanza ampia e attiva può valutare l’idea di creare non fungible token magari con dei momenti particolari della sua attività social e proporli al suo pubblico. Al momento il social network sta riservando questa possibilità ad una piccola cerchia di Creator ma in futuro non è da escludere che venga concesso a tutti gli utenti che, nel frattempo, possono sfruttare piattaforme esterne a TikTok per rendere i propri contenuti non fungibili. 

Il futuro del marketing sui social 

«Il percorso intrapreso da TikTok – sostiene Alessandro La Rosa, CEO & Founder di CreationDose –  apre all’idea di una nuova concezione di marketing sui social dove, i profili degli utenti si stanno trasformando in veri e propri negozi online in cui i fan possono acquistare il loro prodotto preferito. La mossa può risultare vincente considerando che la Gen Z è spesso più attenta ai prodotti virtuali che a quelli fisici».

A intraprendere questa strada sono già in molti sui social. Un esempio è l’influencer britannica Loftus che ha rinunciato al suo lavoro con una società di consulenza di moda per dedicarsi a tempo pieno al suo sito web, This Outfit Does Not Exist, in cui vende unicamente vestiti virtuali che chiunque può “indossare” nelle proprie foto. Loftus utilizza il suo profilo Instagram per mostrare il potenziale dell’abbigliamento virtuale che poi rivende tramite il suo marketplace. «Quando ho iniziato a parlarne, i miei amici dicevano, ‘Di cosa stai parlando?’.

Per molti, l’idea di comprare vestiti che non esistono è un salto concettuale troppo lontano.

Ma i miei cugini di 14 anni l’hanno capito subito. I bambini ormai si chiedono l’un l’altro: ‘Che skin avevi ieri?’».

La pandemia è stata un evidente acceleratore per questo tipo di mercato in quanto la gente che si è ritrovata in casa, ha dedicato molto tempo alle varie piattaforme online creando la propria realtà alternativa e “vestendosi” come meglio poteva. È chiaro che la moda digitale non è ancora per tutti e potrebbe non esserlo mai. Ma i ragazzi della Gen Z sono pronti all’idea e questo perché sanno che il digitale sta per superare il fisico.

 Il metaverso prende forma…

Lascia un commento